Alla metà del Settecento Carlo III di Borbone decide di costruire per sé e per la sua dinastia, nella piana dove oggi si trova la città di Caserta, una reggia grandiosa come quella di Versailles. L’architetto Luigi Vanvitelli procura l’acqua necessaria per le fontane del parco costruendo un acquedotto, oggi considerato tra le più grandi opere idrauliche dell’antichità, degno di figurare nell’elenco dei capolavori da salvare patrocinati dall’UNESCO.
Quaranta chilometri di condotte sotterranee, di gallerie, di pozzi e terrapieni, di ponti, tra i quali figurano i cosiddetti “Ponti della Valle” ispirati ai grandi acquedotti sospesi romani.
L’Acquedotto Carolino oltre a servire la Reggia di Caserta e le fontane del suo parco, favorisce lo sviluppo dei paesi nella Valle di Maddaloni, nel territorio che oggi fa parte del Parco Regionale del Taburno e per più di un secolo, fa girare le ruote che muovono i torcitoi nella filanda reale di S. Leucio.
L’acquedotto del Vanvitelli e tutta la realtà che si muove attorno ad esso mostrano quanto il meridione d’Italia avrebbe potuto continuare ad essere, cioè un simbolo di civiltà e di sviluppo economico.
PRODUZIONE
TECNO 77 CINEMATOGRAFICA PER GEO & GEO - RAITRE 2006